Le Parole di Luigi. Idiota e cafone
Però, a ben riflettere, chi è più idiòtes (che pensa ai fatti suoi!) oggi? Chi si tiene lontano dalla politica o chi vi si butta e ci sguazza dentro ?
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CAFONE
A chi piacerebbe essere chiamato cafone?
Eppure, nonostante ciò che si crede, non c’è niente di moralmente degradante nella parola cafone! Lo spiega bene Ignazio Silone (1900-1978), nella prefazione al romanzo Fontamara (1933), dove sceglie per sé il ruolo del narratore, un cafone emigrato in Svizzera, al quale altri cafoni provenienti dalla piana del Fucino, hanno raccontato la storia che egli poi si accinge a “narrare fedelmente” nel romanzo “Fontamara”. In effetti questa parola è connotata sotto l’aspetto sociologico e non dovrebbe avere nessuna implicazione di carattere morale, come ho detto. Però, attraverso l’utilizzazione capziosa, per non dire maliziosa, che ne fanno i rappresentanti della classe egèmone, cioè i ricchi borghesi, le si dà un significato di tipo socio-economico o addirittura morale, falsando completamente il suo originario significato.
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