Vi racconto una storia che mi fa riflettere, in un pomeriggio come tanti.
L’autunno si avvicina e piano piano riprende anche la vita newyorkese di chi, come me, si occupa della presenza italiana negli Stati Uniti.
L’estate addormenta un po’ le occasioni italiane a New York. Dopo le vacanze quindi, torno a trovare i miei amici che condividono con la nostra testata l’impegno di portare la nostra cultura all’attenzione degli americani. Primo fra tutti, ormai da anni, è Stefano Albertini, direttore della Casa Italiana Zerilli-Marimò.
L’atmosfera, dentro la sede dove lavora, è come sempre frizzante, mi offrono subito una fetta di torta per festeggiare il compleanno di uno dei collaboratori, Kostja Kostic. Poi attraverso due sale per raggiungere la stanza del direttore.
E’ in allestimento una mostra che non può che attirare la mia curiosità. Si tratta di disegni e scritti di Carlo Levi. Sono tanti. Un signore, con precisione e calma, dispone diversi quadri che incorniciano un percorso, piuttosto inedito, nella vita del grande narratore del 900.
Scrittore, pittore, attivo antifascista, Carlo Levi, noto soprattutto nel mondo per "Cristo si è fermato ad Eboli" ambientato in Lucania, é una pietra miliare nella letteratura mondiale.
Eppure la storia, che ho scoperto, tra un quadro ed un altro, mi ha riportato in un altro luogo del sud Italia, in Sicilia, a San Pier Niceto, vicino Milazzo. In campagna, tra i monti Peloritani, nei profumi di una terra che fa parte anche della mia famiglia, tra agrumeti, frutteti, orti colorati, mandorli, gelsi.
Nino Sottile Zumbo, è il nome del signore che allestisce la mostra. E’ un avvocato di professione ma anche, scoprirò, un appassionato amante dell’arte. Inizio inevitabilmente a parlare con lui. Non sa che sono una giornalista e comincia a raccontare, con passione e semplicità.
“Questi disegni e scritti erano in una stalla vicino Milazzo!” esclama. Sa perfettamente di aumentare la curiosità dell’interlocutore e continua:
“Sono passato tra le galline e poi erano nel covile, tra paglia e fieno. Ben 145 Disegni.” Realizzati con lapis, penne a sfera, pastelli, feltri colorati. Sono realizzati da Carlo Levi, quando venne colpito dal distacco della retina. Fu un periodo in cui perse la vista a tratti e venne sottoposto a delicati interventi chirurgici.
Ma come mai sono finiti in Sicilia questi disegni? Ecco la storia nella storia, quella che unisce Carlo Levi a Nino Milicia, un contadino.
Nino Sottile Zumbo la racconta e mentre parla è ancora incredulo. Mi sembra di seguire la sceneggiatura di un film. Le immagini si allineano, tra immaginazione e realtà.
Antonio Milicia è un contadino siciliano emigrato in Svizzera. Incontra Levi lì, in una riunione per immigrati. Qui lo scrittore e pittore, allora parlamentare, prende la parola e lo incanta. “I contadini hanno una profonda dignità perché portano il peso della croce nella loro terra”, questa frase rimane scolpita nella memoria del giovane Antonio Milicia. “Mi ha dato la dignità, ha dato a noi contadini la dignità”. Tornato nella sua terra decide di cercare e comprare un’intera collezione delle sue opere.”
Sono rimaste in ombra per un lungo periodo. Ma la loro forza comunicativa è fatta di ombre e luci, in un percorso affascinante della mente, tra tratti grafici di matita e testi.
“Levi è un autore figurativo - ci dice l’avvocato- curatore - però ha la capacità suggestiva dell’astratto. Mi occupo di arte contemporanea e questo mi avvicina molto a questi disegni.”
Sono disegni e scritti realizzati - tra luce e buio - in diverse fasi della malattia di Levi, “Avevano costruito per lui una struttura che gli consentiva di scrivere e disegnare senza vedere, di legno leggero con una cerniera che si apre dove inserire un foglio dei quaderni Pigna. Aveva delle cordicelle che limitavano l’azione.” In questa gabbie dello spazio, che non vedeva, Levi cercava una dimensione tattile per recuperare parole e figure nella sua memoria.
Ma lo sappiamo, una memoria senza occhi per vedere può ricordare ancora di più dei dettagli, quello che tutti noi non ci accorgiamo di vedere.
Per Nino Sottile Zumbo è stata un’esperienza emotiva molto forte: “mi ha fatto una sorta di esame sulla vita di Levi, quando l’ho incontrato. Voleva essere sicuro che ero la persona giusta, ma poi siamo diventati amici.”
“Antonio Milicia non ha potuto studiare nella sua vita, ma ha dentro una dimensione profondamente intellettuale” esclama emozionato..
E non può che venirmi in mente, al termine della nostra conversazione, Teresa Bellanova. Il neo Ministro dell'Agricoltura attaccata perchè "non laureata e con i vestiti sbagliati", presa di mira, soprattutto sui social, ancora prima di cominciare. Anche lei è stata bracciante nei campi, esperienza durissima, poi sindacalista con grande sensibilità. I miei migliori auguri, al contadino Antonio Milicia, a Teresa Bellanova e a questa stupenda mostra.
Ci sono diversi tipi di cecità, purtroppo.
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Blind Visions
Carlo Levi's Disegni della Cecità
Curated by Nino Sottile Zumbo
With the participation of Antonino Milicia
On view through December 13
Mon-Fri 10-6
Source URL: http://440468.6bgr9ubv.asia/magazine/focus-in-italiano/arte-e-cultura/article/oltre-la-cecita
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