Ecco un bell’albero argenteo alla destra della facciata della basilica, poi, l’Emiciclo illuminato in oro e il carro di Babbo Natale trainato da renne, più in là, nella villa comunale creano un effetto scenico non comune. Tante belle stelline dorate ci accompagnano fino a piazza Duomo, dove spicca un enorme globo luminoso rosa/lilla, affiancato da una casetta/pacco dono, e un albero di Natale fatto di sfere trasparenti d’oro e d’argento. Più su, sotto una volta di tante bande colorate oscillanti al vento, ecco il carro dorato di Cenerentola trainato da cavalli bianchi. Poi, rami di fiori multicolori, pupazzetti, orsacchiotti e cascate luminose, anche all’incrocio verso Corso Umberto da un lato e verso piazza San Bernardino, dall’altro. A Piazza Castello, gran finale: una stella cometa di luce argentea segna con la sua coda ad arco l’ingresso alla passeggiata intorno al forte spagnolo.
Una bella novità, tanta gente in giro, bambini e adulti, selfie in circolazione sui social. Finalmente a dieci anni dal terremoto, un sogno, una volontà di rinascita, in occasione del Natale. Protagonisti di questa festa di luci e colori, i bambini, tanti, il futuro della città, con occhi attenti e sorridenti guardano le installazioni luminose.
Protagonisti ancora, i bambini, i nati nel 2009 e 2010, con palloncini neri e verdi hanno affollato Piazza Duomo il giorno 6 dicembre, quando alla presenza del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, si riaprì la chiesa delle Anime Sante, luogo simbolo della distruzione della città del 1703 e del 2009. Ancora, un paio di giorni fa, tanti bambini hanno affollato il Palazzetto dei Nobili per “La magica casa di Babbo Natale”, laboratori e proiezioni di cartoni animati e cortometraggi a cura de La Lanterna Magica e dalle mamme per l’Aquila.
Ben vengano tutte queste belle manifestazioni di luce e di speranza per la città che rinasce dopo il trauma del sisma. Tuttavia, essendo di cultura cattolica, anche se poco praticante, non posso non pensare al presepio originale, quello fatto per la prima volta da San Francesco a Greccio. In piazza Duomo, accanto alle luci sfolgoranti, in un angolo discreto, un piccolo recinto con un presepe, il presepe di Giovannino, fatto di pietre, con una capanna illuminata e personaggi piccoli e umili: il solo accenno alla nostra tradizione, che celebra e ricorda la nascita del bambino salvatore del mondo, in una grotta al freddo e al gelo, riscaldato dal bue e dall’asinello, come si diceva nella poesia di Natale che imparavamo a memoria alle scuole elementari. Un sentito ringraziamento a Giovannino che lo ha pensato e realizzato.
Curiosa di mondi lontani dal mio, non dimentico un’immagine vista sui social: un deserto di terra e sassi, al centro un bambino piccolissimo messo dentro una scatola di cartone su un pò di stracci fissa il nulla con occhioni neri, sbarrati, accanto solo la madre, accovacciata in terra, mangia un panino. Niente padre, niente bue e asinello, niente stella cometa a indicare la via della salvezza. Anche questo è il mio presepio, quest’anno, a simbolo e memoria di centinaia di immigrati, uomini, donne e bambini, messi per strada, d’inverno, dalle politiche attuali. Penso con sgomento alle conseguenze che un fatto del genere potrà avere in futuro nel pensiero e nelle azioni dei tanti lasciati senza tetto e senza cibo. A Roma, capitale della cristianità, il dolore e la vergogna per la cancellazione delle idee di uguaglianza e fraterna, accogliente solidarietà.
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