Alla presenza di personalità del mondo dello spettacolo e con la partecipazione del Console italiano Francesco Genuardi, la proiezione è stata l’evento centrale del “Come to Leonardo, Come to Milan”, iniziativa promossa dalla Fondazione Stelline, di cui era presente la Presidente PierCarla Delpiano, in collaborazione con Regione Lombardia e Comune di Milano, rappresentati dall’Assessore alla Cultura Filippo del Corno, unitamente al MIBAC.
Nei suoi 23 minuti il cortometraggio riesce ad esprimere pienamente l’anima che sta dietro al lavoro di Flory, ossia quella necessità di approfondire la figura di da Vinci sotto le diverse sfaccettature che la compongono.
Perché, come Leonardo disse e come Flory riporta alla conclusione della presentazione, “la verità sola fu figliola del tempo”.
Il corto inizia a New York: un giovane giornalista (Jacopo Rampini), alle prese col suo primo articolo importante, si interroga sull’argomento da affrontare alle porte della sede del The New York Times.
Subito dopo ci spostiamo a Milano, dove un giornalista affermato del Corriere della Sera si chiede invece quale sarebbe il pezzo ideale per concludere la sua carriera.
Flory gioca abilmente per tutta la pellicola con questa narrazione per contrasto: negli spazi, innanzitutto, passando da quelli chiusi come la Cripta di San Sepolcro (Milano) alla splendida immagine delle cascate dell’Acquafraggia (Piuro); ma la più evidente è sicuramente quella dei due giornalisti in giacca e cravatta che intervistano un Leonardo giustamente vestito in costume cinquecentesco che si esprime in lingua rinascimentale.
Questa apparente opposizione invero si coniuga proprio nello scambio curioso e aperto che avviene tra i personaggi, che trattano di filosofia, anatomia, astronomia, architettura, nel tentativo di raccontare la ricerca della conoscenza che ha accompagnato Leonardo per tutta la sua vita e che anima i giornalisti ai giorni nostri, fino a portarli a Clos Lucé per incontrare il Genio.
E restando sulla linea dell’impossibile, il film mostra anche un Leonardo che tiene in mano il suo unico autografo originale, custodito presso gli Archivi di Stato.
Come il regista stesso ci ha spiegato, è funzionale l’immagine del Leonardo bambino, nell’intento di suggerire quel ricongiungimento alla innata curiosità intrinseca dello spirito infantile che tutti noi dovremmo ricercare quotidianamente.
L’attesa adesso è per la primavera del 2019, data prevista per l’uscita del lungometraggio realizzato in collaborazione con RAI Cinema.
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