Assisi. E’ sorta nel 1230 accanto alla Basilica, in cui erano già state collocate le spoglie di S. Francesco, la straordinaria Biblioteca dove vive Fra Carlo Bottero, ‘vive’ perchè in questo caso la parola ‘lavora’, ci sembra quantomai inappropriata.
La Biblioteca e Centro di documentazione francescana, del Sacro Convento di S. Francesco in Assisi, possiede un patrimonio librario di circa 120.000 volumi, di cui i manoscritti medioevali rappresentano il nucleo più prezioso.
E’ specializzata nelle discipline teologiche, in storia della Chiesa e del francescanesimo, in storia dell’arte e storia della musica. Oltre ad un notevole fondo di manoscritti e libri antichi, conserva i pregiati fondi archivistici dell’archivio storico conventuale e dell’archivio della cappella musicale della Basilica di San Francesco.
Entrare nel mondo di Fra Carlo Bottero direttore della biblioteca del Sacro Convento, significa attraversare, nell’arco di pochi attimi il tempo, e trovarsi in una dimensione spirituale e umana unica.
Qui tornate indietro di 800 anni, ad un XIII secolo che, se avete frequentato le scuole elementari in Italia, riconoscerete subito. Per poi risalire nei secoli.
Ma per chi non è cresciuto in Italia - se Fra Carlo ci perdona il riferimento profano e molto "americano" - diremmo che è un po' come essere nel film di fantascienza ‘Ritorno al futuro’ di Robert Zemeckis, dove un giovanissimo Michael Fox si ritrova all’improvviso negli anni '60, in un party a cui partecipano i suoi genitori... prima ancora di essere sposati! Una sensazione di distacco, ma al tempo stesso di vicinanza con quel passato, che è il proprio passato ...
Le miniature, i testi e la loro tradizione, il fondo musicale manoscritto e a stampa, gli incunaboli… un mondo straordinario. La ricchezza e l'importanza del patrimonio bibliografico e documentale di questa biblioteca è unica, ed è stata oggetto di una consistente letteratura storico artistica e scientifica.
Protetta dalle vicissitudini dell’umanità e della storia - superato anche il terremoto del 1997, che causò profonde lesioni alla alla basilica superiore con la morte purtroppo di quattro persone - la Biblioteca conserva anche il Cantico delle creature che San Francesco dettò nel 1200.
Altissimu onnipotente bon Signore, tue so’ le laude la gloria et honore et onne benedictione …
Un testo che gli italiani conoscono bene, appunto fin dalla scuola elementare, considerato il primo documento testimone della nascita della lingua italiana. Una sorta di certificato di nascita. Un testo ‘immortale’ nel suo contenuto, che dopo 900 anni comunica ancora un messaggio per tutta l’umanità. Un messaggio che trascende le religioni, qualunque siano, un canto di amore e rispetto per il creato. Un messaggio attuale come pochi altri. Un vero miracolo di comunicazione.
E questo miracolo si perpetua fino negli USA. Direttamente da Assisi 'Il cantico delle Creature ,'con alcuni manoscritti francescani, arriva a New York per un allestimento più unico che raro.
E' la prima volta che manoscritti del XIII e XIV secolo e Bolle Papali, riguardanti il Santo di Assisi, vengono negli Stati Uniti. La mostra è composta da ben 19 opere proveniente dal Fondo Antico della Biblioteca comunale di Assisi presso la Biblioteca del Sacro Convento di Assisi.
La prima prestigiosa tappa è alle Nazioni Unite (17 novembre – 28 novembre 2014)
La seconda è il Brooklyn Borough Hall (aperta al pubblico) e attraverserà il periodo natalizio. Un evento irripetibile a New York (tra il 2 dicembre 2014 – 14 gennaio 2015.)
Abbiamo raggiunto quindi Fra Carlo, tra preziosi manoscritti e libri. Il francescano accompagna la mostra in queste importanti esposizioni newyorkesi.
E’ lui forse, prima di ogni altro, che insieme al contenuto ‘tecnico’ e storico di questi manoscritti, puo’, con il suo racconto, rendere ancora più palese l’eccezionalità di quanto New York accoglie fino al 14 gennaio.
“Ho assunto la direzione da circa otto anni, ma ne sono sempre stato un assiduo frequentatore della Biblioteca Francescana di Assisi . La familiarità con i manoscritti del fondo antico si è ovviamente sviluppata in questi ultimi anni.” Comincia così Fra Carlo e continua portandoci subito nel suo mondo. Gli chiediamo: cosa si prova a vivere in una biblioteca così preziosa non solo per motivi storici ma anche di carattere spirituale?
“La consuetudine rischia sempre di ‘appiattire’ anche le cose più belle e straordinarie. La consapevolezza della preziosità e ricchezza spirituale di molti dei pezzi conservati nella biblioteca del Sacro Convento si rinnova soprattutto grazie alle occasioni in cui ho modo di accompagnare dei visitatori ed illustrare loro alcuni dei pezzi più importanti. Di fronte alle loro reazioni, non di rado alla commozione che si legge sul volto di tante persone, ci si ‘accorge’ all’improvviso di cosa si ha tra le mani e si è in grado nuovamente di appezzarne il valore.”
E racconta anche la sua prima volta. Quella in cui ha visto-letto in originale il testo del ‘Cantico delle creature’.
“Quando ero postulante – entrato cioè in convento per il periodo di prova, ancora in abiti secolari – abbiamo visitato la biblioteca. Ricordo bene la pagina iniziale del Cantico a causa dell’evidente presenza dei righi che avrebbero dovuto ospitare la notazione musicale, ma sono rimasti in bianco. Non ho letto tutto il testo, solo l’inizio: Altissimu onnipotente bon Signore, tue so’ le laude la gloria et honore et onne benedictione. Ho pensato: “Abbiamo perso la musica composta da San Francesco, ma abbiamo guadagnato la ricchezza delle centinaia di diverse versioni musicali che del cantico sono state realizzate’.”
Ma ad un certo punto avviene qualcosa che non aveva proprio previsto. Una signora, Flavia De Sanctis, presidente dell'associazione no profit 'Antiqua', gli propone di portarlo all’estero insieme ad altri manoscriti. E dove? Addirittura negli Stati Uniti.
“A dire il vero all’inizio sono stato piuttosto perplesso. In ogni caso la decisione non è spettata solo a me, ma è stata lungamente discussa da parte di numerose persone che sono a vario titolo responsabili del Fondo antico, non ultimi il Sindaco di Assisi, il Soprintendente archivistico per l’Umbria e il Soprintendente per i beni librari della Regione Umbria. Il motivo principale per cui si è deciso di far uscire dalla biblioteca quelli che sono senza dubbio i suoi manoscritti più importanti è stato il desiderio espresso dall’Osservatore permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite di poter presentare questa mostra al Palazzo di Vetro. Una volta accolta questa proposta le difficoltà – che oppure ci sono state, e al di là delle previsioni – sono state affrontate una alla volta, con pazienza.”. Un vero miracolo, tenendo presente soprattutto le difficoltà non solo materiali, ma anche burocratiche affrontate.
Gli chiediamo di riassumere in poche parole l’importanza di questi documenti per il mondo di oggi. Sappiamo che non è facile dare una risposta sintetica.
“La loro importanza è legata ovviamente al figura di Frate Francesco, deriva immediatamente dall’essere testimonianze della sua vita e di ciò che ha detto e realizzato. Per quanto intrinsecamente preziosi per l’antichità, i contenuti o la ricchezza delle miniature, essi non sarebbero che ‘alcuni tra i tanti’ manoscritti e documenti medievali che son giunti fino a noi se non fosse per il fascino che si sprigiona da Francesco d’Assisi, da questo modello di una umanità libera, fraterna, armonica e pacificata.”.
‘Un'umanità libera, fraterna, armonica e pacificata’. Un sogno del tredicesimo secolo, un sogno ancora oggi.
Ma cosa si aspetta Fra Carlo da questa grande esposizione anche mediatica?
“Personalmente sono un po’ schivo nei confronti dei media, preferisco il ritmo della lettura di un libro a quello di un videoclip o di Twitter. Il tempo a disposizione di ognuno è sempre meno, e proprio per questo preferisco investirlo in poiché cose, fatte bene e con calma… l’opposto contrario della logica attuale della comunicazione mediatica. Questo non mi impedisce di comprendere come attraverso i media passino opportunità inestimabili per poter esprimere ciò che si ha da dire. E credo che Frate Francesco abbia molto da dire, molte cose che per alcuni versi sono inedite, e per altri versi, una volta udite, ci sembra di conoscerle da sempre, ci sembrano cose antiche come le verità che portiamo dentro in quanto uomini e donne. Mi aspetto che molte persone possano prestare attenzione a Francesco, accogliere il nostro invito di accostarsi a lui attraverso queste tracce, parole, immagini.”
Una nota realistica e lievemente polemica poi sulle modalità di mantenimento di tesori inestimabili come il ‘Cantico delle creature’ in Italia. “La tutela e conservazione di un fondo di manoscritti e documenti medievali richiedono ovviamente alcune attenzioni e la messa in pratica di adeguati protocolli di monitoraggio. Non si tratta tuttavia di pezzi esposti a rischi particolari, o in condizioni particolarmente critiche, anche se in vista della mostra è sembrato opportuno sottoporre tutti manoscritti ad un intervento di restauro conservativo. - dice Fra Carlo - Quanto al problema della salvaguardia e recupero dei beni librari, si aprirebbe qui un lungo discorso. L’Italia ha da questo punto di vista la ‘sfortuna dell’abbondanza’: i fondi di manoscritti e libri antichi sono molti e ricchissimi, e le risorse disponibili sono ovviamente insufficienti. E su questo non ho ricette da dare!”
Nelle sue parole finali un ringraziamento, velato di palese emozione:
“Non so se questo sia il luogo adatto, ma è pur vero che la riconoscenza deve trovare spazio ovunque. Vorrei aggiungere quindi un ringraziamento a quanti hanno collaborato alla realizzazione di questa mostra. Sono molte persone, non le posso nominare singolarmente, anche se mi piacerebbe farlo per far comprendere quanto lavoro sia necessario per dare vita ad un progetto del genere. Accanto ai membri del comitato organizzatore, che possiamo definire “volontari”, tutti animati da passione autentica ed autentico amore per Frate Francesco, ci sono le tante persone che hanno prestato una collaborazione di natura professionale. Anche in loro ho avvertito sempre una sincera simpatia per questo progetto, hanno tutti “fatto il tifo” perché il Poverello Francesco, l’uomo che si diceva “semplice e illetterato”, potesse entrare nella sede della Nazioni Unite e portare a tutti il suo saluto: “Il Signore ti dia pace!”. A tutti, grazie!”
Noi ringraziamo Fra Carlo, dopo San Francesco naturalmente che forse ha compiuto ancora un miracolo: quello di mettere insieme persone in grado di realizzare una missione così importante.
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