In un momento storico in cui l’Italia soffre gli effetti della recessione, come un esercito deciso e disciplinato, il governo tecnico capitanato da Mario Monti, prosegue la sua marcia che, stando alle intenzioni dei Ministri-soldato, risolleverà il paese dalla crisi economica. Il Presidente del Consiglio, già a Novembre, quando si era insediato a Palazzo Chigi, aveva preannunciato quanto questa marcia verso la stabilità finanziaria sarebbe stata ardua e lunga. In pochi mesi le riforme proposte dal nuovo governo si sono succedute copiose e rapide: dopo quella che riguardava le liberalizzazioni e che, solo pochi mesi fa, aveva provocato disordini e disagi lungo tutta la penisola, questa volta a far clamore è la riforma del mercato del lavoro.
Il disegno di legge elaborato da Elsa Fornero, Ministro del lavoro e delle politiche sociali, è
stato presentato il 23 Marzo al Consiglio dei Ministri che ha esplicitato il suo appoggio; si attende ora che il ddl venga presentato al Parlamento… ed è già polemica.
Il ddl elaborato dal Ministro Fornero sarebbe atto a rendere maggiormente flessibile, sia in entrata che in uscita, il mercato del lavoro. Per esempio l’apprendistato, che dovrebbe diventare il canale privilegiato per l’ingresso nel mondo del lavoro, non dovrà avare una durata superiore ai cinque anni, e comunque l’azienda sarà obbligata ad inserire al suo interno un determinato numero di dipendenti integrati attraverso questo tipo di contratto, dipendenti che, sempre, svolgeranno un lavoro retribuito. Inoltre, attraverso questa proposta di legge, si tenterebbe di scoraggiare sia i contratti a progetto (non solo attraverso l’aumento delle aliquote contributive, ma anche privando l’azienda della possibilità di poter licenziare ingiustificatamente il dipendente con sole due settimane di anticipo), sia i diffusissimi contratti a tempo determinato (attraverso l’imposizione di un aggravio dei contributi dell’1,4%, percentuale che andrà a finanziare l’ASPI –Assicurazione Sociale Per l’Impiego- che riguarderà tutti i dipendenti pubblici e privati con contratto a termine).
Ma il punto più discusso e meno accettato di questo disegno di legge che pare, fin qui, tutelare in toto il dipendente, riguarda le modifiche relative all’Articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori dei quali si implementa la tutela reale disciplinando eventuali licenziamenti illegittimi. Allo stato attuale, l’Art. 18 prevede, tra le altre cose, che nel caso in cui il licenziamento per cause disciplinari o per cause economiche sia reputato dal giudice arbitrario, il dipendente ha il diritto di essere immediatamente reintegrato nell’azienda occupando il medesimo posto. La proposta di legge del Ministro Fornero prevede la parziale modifica di questo articolo tanto caro ai sindacati da sempre; il nuovo disegno presentato da Monti prevede che in caso di illecito licenziamento per cause disciplinari sarà il giudice a optare per il reintegro del lavoratore nell’azienda o per l’assegnazione di un’indennità che avrà una durata minima di 15 mesi e che non si protrarrà oltre i 27, nel caso invece di licenziamento per infondate cause economiche il lavoratore avrà diritto solo all’indennizzo senza possibilità di ricorso.
Nell’ultimo decennio, molti sono stati i tentativi di modifica di questo articolo dello Statuto dei Lavoratori, tutti sistematicamente falliti per via delle ferme opposizioni mosse dai sindacati, e anche questa volta, sebbene in un primo momento le parti sociali di Cisl e Uil si erano espresse favorevolmente rispetto alla riforma, adesso, sotto la spinta della base, si accodano alle posizioni ferme della Cgil e del suo segretario generale Susanna Camusso che il 24 marzo dichiarava “Contrasteremo con ogni mezzo che abbiamo a disposizione la soluzione costruita sui licenziamenti”... “una grande ingiustizia”.
Una riforma, dunque, quella del Ministro Fornero circa il mercato del lavoro, che coinvolge un po’ tutti, i più giovani che si apprestano a entrare nel mondo del lavoro, ma anche i meno giovani che vedono minate le loro poche superstiti sicurezze, e che, inevitabilmente divide in due le opinioni; come preannuncia la leader della Cgil “ci sono state così tante tensioni nel Paese che saranno molte anche nel prossimo periodo”.
Ma al di là delle parti prese a priori, considerando che l’oggetto della polemica in corso è l’italiano medio, quello che non fa politica, ma quello che la politica, troppo spesso, la subisce, è forse urgente e prioritario comprendere proprio le impressioni degli italiani a proposito della bufera che riguarda la riforma del mercato del lavoro.
Saverio, 26 anni, è uno studente fuorisede perennemente in cerca di lavoro: “qualche volta faccio volantinaggio, altre volte, nel week end, faccio il cameriere in pub o ristoranti, niente di stabile, sono lavoretti saltuari e assolutamente occasionali” e dopo una breve pausa, accennando un sorriso colpevole aggiunge “ovviamente in nero…sono impieghi che però mi permettono di contribuire alle spese necessarie per gli studi” racconta Saverio, “dopo la laurea comunque credo che andrò all’estero”, continua “per costruire qualcosa che permetta di vivere decorosamente, i miei lavoretti sporadici sono tutt’altro che sufficienti, e purtroppo, l’Italia sembra non aver posto per la mia generazione nel mondo del lavoro, è un paese che amo moltissimo, un amore che ho ereditato dalla mia famiglia, ma le priorità sono altre, sono quelle materiali, quelle più urgenti: non si vive solo di ideali”. Poi, a proposito della riforma in questione spiega “A Novembre avevo deposto grande fiducia nel governo di Monti, e in verità neppure ora lo disdegno, però guardo a questo governo in maniera disillusa: la riforma è certamente attuabile se i vertici lo vogliono, ma non credo che le conseguenze saranno quelle auspicate”… “personalmente non sono in grado di fornire soluzioni alternative, nè compete a me farlo, però penso che l’Italia non sia pronta ad affrontare cambiamenti così drastici: il modello di flessibilità che propongono Monti e il suo governo non può ancora prendere piede in Italia, un paese che si regge su piccole e medie imprese che non possono sostenere il continuo ricambio di personale, soprattutto se si tengono in considerazione le nuove tassazioni proposte dal ddl del Ministro Fornero”.
Si dice invece “totalmente delusa dal governo Monti e fortemente contraria a questo disegno di legge” Camilla, 23 anni, studentessa. “L’Europa intera loda Monti e i suoi Ministri, di cui io non metto in discussione il valore, però nella quotidianità dell’Italia media non vedo l’entusiasmo, vedo solo la sfiducia dei miei coetanei che dipendono irrimediabilmente dalle loro famiglie e vedo la depressione di queste stesse famiglie che faticano e che risparmiano, sono famiglie che non credono più nella politica, né nel sindacato, credono solo nello stipendio”. Come Saverio, Camilla spiega “non credo che il progetto del Ministro del Lavoro riuscirà a sciogliere i nodi del Paese, anzi, credo che gli intoppi saranno, se è possibile, anche più numerosi perché l’Italia non ha le figure adatte all’attuazione del disegno elaborato dalla professoressa Fornero”… “Inoltre reputo inaccettabile che a un lavoratore che ingiustamente viene espulso da un’azienda venga negato il pieno diritto di essere reintegrato, in questo modo viene calpestata la sua dignità di lavoratore e quindi di uomo, gli viene negato il diritto a ciò che gli spetta, quindi” conclude “spero che la Cgil non demorda e che il suo leader, che ammiro e appoggio, mantenga ferme le sue posizioni come ha fatto sino a ora”.
Si leva, infine, una voce fuori dal coro. E’ quella di Isabella, 27 anni, neolaureata disoccupata che spiega: “ho ancora grande fiducia nel governo di Monti. L’Italia ha bisogno di queste riforme per uscire dalla crisi, credo che sia indispensabile che L’Italia si adatti ai tempi di oggi e se è la mia generazione a doversi sacrificare per qualche anno per la ripresa, io credo che sia doveroso accettarlo”. Isabella racconta che presto lascerà l’Italia “starò a Londra per qualche tempo, non so ancora per quanto, ma sono fermamente convinta di voler tornare qui. Sono molti i giovani che, come me, sono costretti ad allontanarsi dall’Italia, ma credo che torneremo tutti indietro, è importante farlo!”
Storie simili, eppure punti di vista non sempre concordi quelli di Saverio, Camilla e Isabella. Solo un elemento è comune a tutti e tre: la passione per un’Italia che sia di tutti!
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