La rivoluzione della Pace di Papa Francesco
“La mia casa per la pace”. Papa Francesco, in Terra Santa, sfonda il tetto di San Pietro e apre la sua casa alla rivoluzione della pace. Una pace lunga da arrivare, faticosa da costruire, più volte annunciata, più volte tradita. Popoli antichi, forti di storia e di verità, Israele e Palestina, contrapposti da violenza e preconcetto, con un destino comune e una strada obbligata: il dialogo.
Ventuno anni dopo la stretta di mano tra Rabin e Arafat nei giardini della “Casa Bianca”, “la casa di Pietro” può diventare ora il giardino di una nuova e definitiva alleanza. “Anche noi”, ha detto Francesco a piedi nudi sulla spianata del Tempio di Gerusalemme, “vorremmo essere testimoni dell’agire di Dio nel mondo e per questo, proprio in questo nostro incontro, sentiamo risuonare in profondità la chiamata ad essere operatori di pace e di giustizia, ad invocare nella preghiera questi doni e ad apprendere dall’alto la misericordia, la grandezza d’animo, la compassione”.
La compassione come chiave di lettura del suo pontificato e ora come motivo conduttore di questo pellegrinaggio nella terra dove le grandi religioni monoteiste si riconoscono cittadini.
C’è uno stretto legame tra compassione e pace, il dolore del diverso come via per ricostruire dialoghi interrotti. Prima di questo storico viaggio, fortemente voluto per celebrare i cinquant’anni da quello di Paolo VI, primo Papa a Gerusalemme dopo San Pietro, Papa Francesco, venuto dai confini del mondo, più volte aveva ripetuto che le paralisi delle coscienze diventano contagiose e si espandono fino a bloccare la libertà di popoli interi. Ma contagiosa può essere anche la compassione capace di provocare la rivoluzione della pace, se si ha il coraggio di gridarla sempre e in ogni caso.
Per questo il suo invito: “Cari fratelli, cari amici, da questo luogo santo lancio un accorato appello a tutte le persone e le comunità che si riconoscono in Abramo: rispettiamoci ed amiamoci gli uni gli altri come fratelli e sorelle! Impariamo a comprendere il dolore dell’altro! Nessuno strumentalizzi per la violenza il nome di Dio! Lavoriamo insieme per la giustizia e per la pace!”.
Lavorare insieme per la pace, costruttori pacifici e pacificatori per un mondo nuovo. Una pace che non trova pace fino a quando non è compiutamente realizzata, fino a quando la verità non abbia compiuto tutto il suo percorso di libertà.
Con il Patriarca Ecumenico di Gerusalemme, Francesco ha chiesto pace per gli uomini e le donne che, diversi per fede, hanno il diritto di poter credere nel loro Dio senza paura di essere discriminati o perseguitati. Che il sogno diventi realtà, questo l’auspicio per i due stati. Per il popolo palestinese ha invocato una pace giusta, il diritto a una patria sovrana, a vivere con dignità e a viaggiare liberamente. Per il popolo di Israele, ha chiesto il diritto alla pace nelle sue mura, la sicurezza dei suoi territori, ma anche una pace più ampia, più estesa, che vada oltre i suoi confini e superi le barriere del tempo: il supremo rispetto dovuto da tutti per la sua storia, che è storia che ci riguarda, la nostra stessa storia troppo spesso dimenticata, offesa, oltraggiata, massacrata per vile odio e violenza disumana.
“Dio”, così ha pregato Francesco al memoriale dell'Olocausto di Yad Vashem, “dacci la grazia di vergognarci di ciò che, come uomini siamo stati capaci di fare, di vergognarci di questa massima idolatria, di avere disprezzato e distrutto la nostra carne, quella che tu impastasti di fango, quella che tu vivificasti con il tuo alito di vita. Mai più, Signore. Mai più».
La rivoluzione della pace è possibile se le offriamo una casa ed è per questo che Francesco ha aperto la sua: “La mia casa per la pace”.
* Gennaro Matino è docente di Teologia pastorale e insegna Storia del Cristianesimo presso l’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli. Editorialista di 'Avvenire' e 'Il Mattino'. Opinionista di 'La Repubblica". Parroco della SS Trinità. Il suo più recene libro: “Economia della crisi. Il bene dell'uomo contro la dittatura dello spread" (Baldini & Castoldi - 2013).
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