Addio Don Gallo. Prete scomodo ma prete davvero
E’ morto nella sua Genova, Don Andrea Gallo, prete scomodo ma prete davvero. Aveva 84 anni. Se ne è andato senza fare rumore, anche perché di rumore ne aveva fatto tanto in vita. Basta scorrere i titoli dei giornali per rendersene conto: “prete contro”, “prete no global”, “prete comunista”, ma soprattutto “prete degli ultimi”, “prete dei poveri”, “prete del vangelo”.
L’appellativo però che meglio lo descrive è, a mio parere, questo: un prete che ha imparato a essere uomo, così come lui stesso preferiva definirsi. E’ qui la chiave di lettura del ministero di questo coraggioso testimone del nostro tempo che, a ragione o a torto, si è fatto interprete delle ansie, delle preoccupazioni e delle ingiustizie che hanno attraversato il mondo.
Ingiustizie che Don Andrea ha voluto condividere con la stessa tenacia di quando da giovane si schierò con la resistenza antifascista per dare pane di giustizia a un’Italia affamata di verità. Schierato è il termine più adeguato per raccontare la sua storia, mai banale, mai qualunquista.
Quella di Don Gallo è la storia di chi corre in soccorso di coloro che si sentono abbandonati e stanchi, di chi fa della compassione la sua arte. Il suo ministero è stato attraversato da un senso di pietas che non aveva barriere e che anzi cercava di abbattere tra diversità create più per garantire il potere dei prepotenti, che per demarcare il confine tra giusto e sbagliato. Pietas che riconduceva l’umano al dialogo con tutti, soprattutto con quanti non avevano parole.
Ecco che schierarsi significava diventare scomodo per chi lo avrebbe voluto incasellare nello spazio ristretto del suo ruolo di prete, così come lo immagina la gran parte degli osservatori. Ma l’interpretazione che Don Gallo dà del vangelo straripa nella vita vera e il suo schierarsi diventa una testimonianza controccorrente, controsistemica, così come il luogo della sua vicinanza ai senza diritto diventa il luogo per annunciare il vangelo, a modo suo, irriverente e passionario, ma originale e appassionato.
E’ lì con i mussulmani a rivendicare il loro diritto alla moschea, con gli omosessuali a rivendicare il diritto alla famiglia, con i movimenti politici di sinistra per restare fedele e coerente con le sue idee di “rivoluzione civile”. Ma è lì con i senza pane, i senza casa, i senza parola per consegnare le sue e prendersi il compito di farsi voce di chi non ha voce, anche a costo di rischiare la vita.
E’ morto Don Andrea Gallo, prete di strada, prete scomodo, prete non ordinario, prete con cui non sempre si poteva essere d’accordo, ma prete davvero. Ciao Don Andrea, caro prete che hai capito che prima di tutto, prima di ogni ruolo o compito, la cosa più importante è diventare e restare uomini.
* Gennaro Matino è docente di Teologia pastorale. Insegna Storia del cristianesimo. Editorialista di Avvenire e Il Mattino. Parroco della SS Trinità.Economia della crisi. IL suo più recene libro: “Il bene dell'uomo contro la dittatura dello spread”
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