La giostra dei giganti, un racconto autentico del carnevale di Viareggio
che colpisce subito de “La Giostra dei Giganti”, in pre-apertura della 14° Festa del Cinema di Roma, è l’autenticità: delle facce, dei racconti, dello scorcio di Italia che si vede. Siamo a Viareggio e alla regìa, sceneggiatura e fotografia c’è Jacopo Rondinelli che, con il produttore David Ferrazza, Withstand Film, ha deciso di documentare uno degli eventi più noti, ma meno conosciuti, in Italia: il Canevale di Viareggio.
“Immaginario fiabesco” a detta dello stesso regista, che si è trovato rapito per caso dal fascino del carnevale, è il tema di sottofondo nel seguire, a poco a poco, la nascita di questi giganti alti come un palazzo di otto o dieci piani, che poi sfileranno, animandosi come esseri viventi, sui Viali a mare della città.
Si comincia che è inverno. Rondinelli inizia subito a raccontare con immagini essenziali e accurate. Due uomini escono di prima mattina da due casette nella campagna versiliana. Potrebbero essere pescatori, operai di un porto che si dirigono verso quel mare così bello e frequentato. Ma il Carnevale ha a che fare con il mare, perché i primi costruttori dei carri carnescialeschi erano carpentieri. I due uomini si dirigono ai cantieri, alla Cittadella del Carnevale, costruita nel 2001.
Siamo agli inizi del processo di realizzazione dei carri e delle mascherate che parteciperanno ai corsi mascherati, quando le diverse famiglie di “carristi” pensano ai temi da proporre ai fans per la nuova opera. Un Carnevale che da sempre interpreta in modo satirico la politica e i temi di attualità. Al punto che “diceva Andreotti” che se un politico non veniva rappresentato alla sfilata di Viareggio, significava che non contava nulla.
“I figli dei figli di Michelangelo” si dice a Viareggio di questi artisti veri della cartapesta e delle macchine da teatro. Artigiani che hanno dentro l’arte della commedia, della satira, della rappresentazione, pensando a un canovaccio basato su un tema di attualità. Italiani, toscani, che secondo la migliore delle tradizioni si sfidano, si sfottono e si lanciano in una competizione furiosa.
Tutti i carristi più famosi, e anche i personaggi “minori” del Carnevale, si raccontano con grande verità. Basti la scena della vestizione del re del Carnevale, che si fa aiutare dalla moglie, in un dialogo tra i due che sembra rubato, tanto è spontaneo.
Concentrato sull’edizione del 2015, il documentario non è storico, ma è già storia riportando la testimonianza di carristi che sono nel frattempo scomparsi. C’è infatti per tutto il film il commento di Arnaldo Galli, che ha creato opere per il Boccaccio ’70 di Federico Fellini. E c’è Gilbert Lebigre,che con la moglie Corinne Rogere i figli ha dato vita a una nuova famiglia di artisti del carnevale.
Il documentario segue i vari passaggi. Dall’ideazione alla realizzazione dei carri e delle relative coreografie, fino alla notte prima del Carnevale e quindi al corso mascherato. Paga, necessariamente, la storicizzazione a eventi di quattro anni fa. Per esempio uno dei personaggi più presi di mira è l’allora premier Matteo Renzi, che in un carro viene partorito da una oscena Merkel-mammina dell’Europa. Tra gli altri temi, il riscaldamento globale come “grande freddo” con Putin, Obama, Xi Jinping (“in Cina ci avrebbero arrestato” dicono a Viareggio) e la minaccia della pedofilia, che risulterà il carro vincitore.
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