NEW YORK – Ha recuperato l’ora di ritardo alla partenza il volo AZ608 per New York, modificando la rotta. Giovedi’ 5 ottobre. Quasi le due di pomeriggio quando la costa americana compare dalle parti di Providence. Ecco poi New Haven e fra pochi minuti New York. Non gioca la luce del sole sugli specchi d’acqua intorno l’aeroporto Jfk, per via d’una foschia che attenua anche il profilo di Manhattan, solitamente nitido in lontananza quando c’e’ sereno.
Ma e’ sempre un’emozione arrivare nella Grande Mela. Buono l’atterraggio e veloci le operazioni all’immigrazione, con il controllo elettronico, quando il visto d’ingresso e’ abituale. Un’ora in tutto, con il ritiro bagagli, e si e’ in taxi. Ancora un’ora per arrivare in centro, sulla 7^ Avenue e 55^ Street, tra Times Square e Central Park.
Mi aspetta nella sua bella casa museo Mario Fratti, sempre sorridente nell’eterna giovinezza dei suoi recenti 90 anni. Una miniera inesauribile di curiosita’ intellettuale, di verve, d’ironia, di talento letterario. Il drammaturgo e’ la simpatia fatta persona. Travolgente. Come l’amore per la sua citta’ natale, L’Aquila. Della quale vuole conoscere le ultime novita’, benche’ ci sia stato nel luglio scorso per festeggiare il suo novantesimo compleanno.
Lo aggiorno sugli ultimi fatti e sugli impegni che ci aspettano nei prossimi giorni sin dalla prima mattinata di domani, venerdi. Mario gia’ sa dell’arrivo a New York, in tarda serata, del presidente del Consiglio Regionale d’Abruzzo, Giuseppe Di Pangrazio. Lo ha conosciuto il 5 luglio scorso, quando proprio il Consiglio Regionale gli rese omaggio nel giorno del suo 90.mo genetliaco. E’ felice di rincontrarlo qui a New York, la citta’ che dal 1963 gli ha consentito d’esprimere il suo valore di drammaturgo, ora riconosciuto in tutto il mondo, e d’insegnare in prestigiose universita’, come la Columbia e l’Hunter College. Passiamo la serata a raccontarci storie e varie amenita’. Con lui scompare la differenza d’eta’. E poi avverte una lunga franchigia di vita, come gli disse molti anni fa a San Pietroburgo una donna leggendogli la mano. Gli vaticino’ 99 anni, cifra che per un aquilano ha il valore d’una cabala. “Le diedi una buona mancia”, annota Mario ridendo.
Venerdi’mattina, 6 ottobre, sono quasi le 8. Il presidente Di Pangrazio e il capo della sua segreteria Gino Milano sono sistemati in un albergo vicino al Carnagie Hall. La loro missione a New York in parte coincide con i giorni della mia permanenza e volentieri presto collaborazione. Abbiamo preparato una ricca agenda d’impegni e incontri per questa prima visita della Regione Abruzzo nella grande citta’ americana. Il Presidente del Consiglio Regionale ha infatti accolto l’invito rivoltogli sin dall’aprile scorso dall’associazione Orsogna Mutual Aid Society a far visita alla numerosa comunita’ abruzzese dell’area di New York, in occasione del Columbus Day.
Quando ne ha avuto conferma l’associazione ha fortemente pubblicizzato l’evento, acquistando in tre domeniche successive mezza pagina del quotidiano America Oggi. Vado incontro al Presidente del Consiglio Regionale e a Gino Milano, siamo amici da lungo tempo. Sono con il giornalista Dom Serafini, che scrive per il Messaggero, edizione Abruzzo. Dom ha gia’ raccolto quanto necessario per il suo articolo della domenica. Un saluto e si parte in taxi per la Columbia University. Alle 9 siamo attesi dal prof. Domenico Accili, docente presso la Facolta’ di Medicina e direttore del Diabetes and Endocrinology Research Center “Russ Berrie”, prestigioso centro di ricerche sul diabete e sull’alimentazione umana. Il prof. Accili e’ uno scienziato di valore, spesso in giro per il mondo. L’anno scorso, per i suoi meriti, fu insignito dal Consiglio Regionale dell’onorificenza di Ambasciatore d’Abruzzo nel Mondo, che tuttavia non pote’ direttamente ricevere in Abruzzo a causa dei suoi impegni professionali. Una cortese collaboratrice ci accoglie al Russ Berrie Pavilion e ci accompagna nello studio del prof. Accili. L’incontro e’ caloroso, senza formalita’, come nell’indole degli abruzzesi. Il presidente Di Pangrazio esprime l’orgoglio dell’Abruzzo per l’onore che il prof. Accili rende alla sua terra d’origine.
Laureato all’Universita’ Cattolica “A. Gemelli” di Roma, Domenico Accili venne negli States a specializzarsi presso il National Institute of Health in Bethesda, nel Maryland. Dal 1999 e’ professore alla Columbia University, con responsabilita’ di grande rilievo. Con molta spontaneita’ il prof. Accili, alle domande del presidente Di Pangrazio, racconta la storia della sua “emigrazione”, la sua attivita’, ma anche quale rilevanza abbia a New York la comunita’ italiana.
Ci illustra anche il significato storico del luogo dove sorge il Russ Berrie. Proprio li’, ad Harlem Heights, nel punto ora ricordato da un monumento, il 16 settembre 1776 George Washington raccolse i patrioti americani riuscendo a resistere e poi sconfiggere gli inglesi, benche’ fossero tre volte superiori di numero. Un episodio molto significativo nella storia dell’indipendenza americana. Facciamo con il prof. Accili un giro di visita al Centro, dove lavorano ricercatori d’ogni parte del mondo. Ci spiega in dettaglio come e’ organizzata l’assistenza sanitaria americana e come viene finanziata la ricerca. Ci da’ riferimenti epidemiologici sul diabete, un vero problema del nostro tempo. Parliamo poi dell’Aquila, della ricostruzione della citta’, stimolati dal grande poster del Castello cinquecentesco appeso nel suo studio.
Siamo quasi al termine dell’incontro, programmato in un’ora. C’e’ per l’insigne abruzzese un omaggio del presidente Di Pangrazio: e’ una riproduzione in scala del Guerriero di Capestrano, scultura italica risalente al VI secolo a.C. del re vestino Nevio Pompuledio. Un po’ il simbolo dell’Abruzzo. Il prof. Accili ne e’ molto lieto, mentre ringrazia il presidente. Osservando la scultura, e notandone le dimensioni dei fianchi, deduce che anche a quel tempo dovessero esistere disturbi dell’alimentazione. Consegno anch’io a Mimmo il mio ultimo libro L’Italia nel cuore. Nel volume si parla di lui e di suo padre, il Sen. Achille Accili, piu’ volte parlamentare e uomo di governo. E’ stato un riferimento per la mia formazione politica. E’ ora di salutarci: il prof. Accili ci abbraccia con grande cordialita’.
Alle 11 siamo a casa Fratti. Mario riceve la delegazione abruzzese nella sua bella casa piena di libri, cimeli, premi, poster e opera d’arte. C’e’ la sua vita di autore teatrale. L’incontro e’ affettuoso e sottolinea l’ammirazione e la stima che l’Abruzzo nutre per uno dei suoi figli piu’ illustri e famosi. Il Presidente del Consiglio Regionale esprime questi sentimenti a chiare lettere al grande drammaturgo. Fratti con l’immediatezza del suo tratto, racconta la sua esperienza negli Stati Uniti, la quasi casualita’ del suo arrivo nel 1963, le opportunita’ che questo grande Paese sa offrire. E’ cosi’ che si realizzo’ il “sogno americano” per Mario Fratti, arrivato in America solo per assistere alla messa in scena d’una sua opera, dal famoso regista Lee Strasberg. Un successo, mai interrotto, che ne ha fatto un autore di teatro tra i piu’ grandi al mondo. Con un velo di nostalgia mostra al presidente Di Pangrazio l’appartamento dove visse Tennessee Williams, di fronte al suo, e le finestre dalle quali ogni mattina si salutavano. Alle 3 del pomeriggio il prossimo incontro in agenda, e’ con la giornalista e scrittrice Mariza Bafile. Origine abruzzese, per molti anni Mariza e’ stata vicedirettore del quotidiano La Voce d’Italia di Caracas, fino alla sua elezione in Parlamento nella XV legislatura, alla Camera dei Deputati, eletta nella Circoscrizione America meridionale. Il giornale, fondato nel 1950 dal padre Gaetano, che lo ha diretto fino alla sua scomparsa nel 2008, e’ stata una casa aperta per tutta la comunità italiana in Venezuela. Fu strumento di difesa degli Italiani, negli anni degli abusi polizieschi sotto la dittatura di Peter Jimenez. Come il caso della scomparsa nel nulla, nel 1955 a Caracas, di sette siciliani. Gaetano Bafile aprì con il suo giornale un’indagine per salvare l’onore infangato dei nostri connazionali, accusati ingiustamente di crimini inesistenti da un regime corrotto. A rischio della propria vita, Bafile fece chiarezza sul caso con la sua coraggiosa inchiesta, anche se non riuscì a sottrarre i nostri connazionali dalla fine che quel regime cagionò loro. Gabriel Garcia Marquez, in un suo libro, raccontò la storia di questo giornalista tenace e coraggioso.
La Voce d’Italia ha continuato negli anni la preziosa opera d’informazione. Ora ne e’ direttore Mauro Bafile, fratello di Mariza. Cordiale e ricco di emozioni l’incontro con Mariza. Lei ora vive a New York, dove ha fondato ViceVersa magazine, una rivista bilingue inglese/spagnolo diventata punto di riferimento per intellettuali e artisti di cultura ispanica, con collaboratori da tutto il mondo.
Con Mariza il presidente Di Pangrazio parla della difficile situazione in Venezuela, della condizione che vivono i nostri connazionali e in particolare la numerosa comunita’ abruzzese. Si ragiona sulle possibili iniziative utili, in aggiunta a quelle meritoriamente gia’ messe in campo dal CRAM della Regione Abruzzo, in collaborazione con la Fondazione Abruzzo Solidale di Caracas, per l’assistenza sanitaria ai nostril corregionali in difficolta’. Come pure viene evidenziato quanto di meritorio sta realizzando l’associazione ALI con il progetto “Ali per il Venezuela”, diretto dal medico Edoardo Leombruni, con l’invio di medicinali. Mariza, infine, raccoglie dal presidente Di Pangrazio un’intervista che uscira’ sulla Voce d’Italia.
A sera siamo attesi nella sede sociale dell’associazione Orsogna MAS, ad Astoria. Nel distretto di Queens vivono molti abruzzesi, quasi 10mila sono originari di Orsogna, in provincia di Chieti, un paese distrutto nel 1944 durante la battaglia di Ortona, la Stalingrado d’Italia. In quel dopoguerra partirono da Orsogna schiere d’emigrati, verso New York e Boston, soprattutto. E’ stata preparata una serata in onore della delegazione del Consiglio Regionale. Mario Fratti e’ ospite speciale. Tutti i 200 posti occupati, su prenotazione. Tony Carlucci, presidente del sodalizio, porge il saluto al Presidente del Consiglio Regionale, lo ringrazia per aver accettato l’invito e gli esprime i sentimenti d’affetto dell’Orsogna MAS. Invita quindi Rocco Pace, presidente del Club Nuova Orsogna, a portare il suo saluto. Con commozione Pace esprime l’onore di ricevere per la prima volta una visita dell’istituzione regionale, un fatto che riempie di soddisfazione e d’orgoglio, un’attenzione che ripaga l’opera di tanti abruzzesi che hanno cercato di illustrare al meglio la terra d’origine.
Di Pangrazio ringrazia tutti per la calorosa accoglienza, ma soprattutto per quanto gli emigrati abruzzesi hanno fatto per l’Abruzzo, consentendone la ricostruzione dopo la guerra, con le loro rimesse, e il lavoro per chi restava. Un’opera che ha permesso all’Abruzzo il suo sviluppo, di cui si e’ grati per sempre. Consegna quindi, in segno di considerazione e gratitudine, due targhe ricordo ai presidenti dei due Club, Tony Carlucci e Rocco Pace. Dona poi a Maria Fosco, infaticabile esponente della comunita’ abruzzese, dirigente al Queens College e vicepresidente dell’Italian American Museum, in segno di riconoscenza, un dono che segnala un’antica tradizione abruzzese. Quindi un omaggio anche a Mario Fratti. Festosa la conviviale che ne segue. Con un finale a sorpresa, quando le luci si spengono ed entra in sala un carrello con una grande torta, le candeline accese per i 90 anni di Mario Fratti. Gli occhi dello scrittore hanno gioito, con lo stupore d’un “ragazzo” che celebra la vita con passione, ogni giorno.
Sabato 7 ottobre e’ un assaggio del Columbus Day, per fortuna con il sole. Andiamo comodamente in metro, fino ad Astoria Blv. La’ nei dintorni ci sono i Kaufman Studios, centro di produzione cinematografica, dove per l’occasione c’e’ il concentramento per la Parata di Queens. In formato bonsai c’e’ tutto della grande Parata sulla Fifth Avenue, che si tiene ogni anno il secondo lunedi’ di ottobre.
A mezzogiorno in punto parte la sfilata, tra bande e gruppi. Un bel tratto di strada, un’ora e mezzo di percorso, tra due ali di pubblico che saluta. L’arrivo e’ in uno slargo, al centro un monumento a Colombo. Lo speaker chiama la rappresentante del Consolato Generale - il vice Console Isabella Periotto - a portare il saluto, seguono gli interventi del Grand Marshall e degli esponenti di varie associazioni.
Il Presidente del Consiglio Regionale d’Abruzzo viene chiamato a portare un suo saluto. Quindi gli inni d’Italia e degli Stati Uniti, con la deposizione dell’omaggio floreale a Cristoforo Colombo, con selva di flash a ricordo. Gli abruzzesi hanno orgogliosamente sfilato, quest’anno, con la loro rappresentanza istituzionale. Maria Fosco e Sante Auriti ci portano alla Trattoria L’incontro, un magnifico locale meta di buongustai.
E’ dello chef Rocco Sacramone, orsognese, arrivato con il padre negli States quand’era un ragazzo di 12 anni. Cucina eccellente, la sua, locale di grande richiamo a prenotazione consigliabile, se si vuole accedere. Rocco ha idee molto chiare anche su come promuovere l’Abruzzo, in America, non mancando di creare suggestioni verso i suoi clienti parlandogli delle straordinarie bellezze e singolarita’ della regione dov’e’ nato. E dove torna spesso, anche per selezionare prodotti di qualita’ della nostra gastronomia per la sua cucina. Insomma, un vero ciclone. Un personaggio di grande simpatia Rocco Sacramone.
Nel pomeriggio una piacevole scarpinata per Central Park e Times Square. Alle 20 si va sulla 2^ Avenue, da Donna Margherita. Un piccolo locale, ma pieno come un uovo. Chef executive e’ Rosanna Di Michele, vastese con la grande passione per la cucina. Fa ormai la spola tra Vasto e New York, ambasciatrice dei buoni sapori d’Abruzzo nella Grande Mela. Ha saputo costruire, con il sorriso e la professionalita’, un mondo di relazioni significative. E’ apprezzata per le sue qualita’. Parla della sua esperienza a New York con il presidente Di Pangrazio. Per lei e’ una piacevole sorpresa avere tra gli avventori presenze istituzionali dall’Abruzzo.
Domenica, 8 ottobre, 9 di mattina. Il cielo plumbeo promette pioggia e mantiene la promessa. Andiamo al Columbus Circle, al monumento a Cristoforo Colombo, all’ingresso sud di Central Park. La’ terminavano le prime edizioni della Parata, che partiva da Harlem. Tutto ebbe inizio con Generoso Pope, il magnate italiano che nel 1929 organizzo’ la prima Parata, prodigatosi anche per far riconoscere il Columbus Day festa nazionale americana. Piove a dirotto. La cerimonia con l’omaggio floreale a Colombo e’ prevista per le 9, ma tutti attendono nell’androne del vicino Time Warner Center.
C’e’ Letizia Airos con la sua troupe di i-Italy Tv a raccogliere interviste alle personalita’ presenti. Le vado incontro con un abbraccio, collaboro con la sua testata ormai da 10 anni. La presento al presidente Di Pangrazio, che gia’ ne conosce il valore. Anna Letizia Soria, questo il suo nome all’anagrafe, e’ figlia d’un magistrato, presidente della Corte dei Conti. Era nato a Vasto, in provincia di Chieti. Letizia intervista Di Pangrazio, sulle sue impressioni riguardo il Columbus Day e sulla protesta che sta investendo la manifestazione. Per Di Pangrazio resta un evento rilevante a testimonianza del ruolo svolto dalla comunita’ italiana negli Stati Uniti. Va assolutamente conservato e difeso. Per fortuna il cielo ha un gesto di clemenza, quasi spiove.
La cerimonia ha inizio. La conduce Joseph Guagliardo, presidente della Conferenza dei Major delle Organizzazioni Italo-Americane. Un simpatico omone con la voce stentorea. Chiama al podio le personalita’ per gli interventi di rito, a cominciare dal Console Generale d’Italia, Francesco Genuardi, cui seguono Angelo Vivolo, Presidente della Columbus Citizens Foundation che organizza le manifestazioni del Columbus Day, ed altri esponenti della comunita’ italiana. Cospicua la rappresentanza italiana della Polizia di Stato, della Polizia municipale di New York e di altri Corpi di New York City. Un conato di protesta ha tentato di guastare la cerimonia: un nero a torso nudo incatenato come uno schiavo, un incappucciato come Ku Klux Klan e altri tre o quattro con cartelli, seguiti da tv a caccia di scoop. Una reazione tranquilla isola i manifestanti, consentendo di portare a compimento la manifestazione.
C’e’ tuttavia la percezione, mai avvertita negli anni precedenti, di una furia iconoclasta che negli States sta investendo Cristoforo Colombo e il Columbus Day. Gli inni nazionali italiano e americano precedono la deposizione dell’omaggio floreale – una bandiera con le stelle e le strisce tricolori – ai piedi della colonna sul cui vertice spicca la statua di Colombo. A fine cerimonia, andiamo a prendere un caffe’con Letizia Airos. Una bella rimpatriata d’Abruzzo, con una donna tenace e di talento che alla vita di funzionaria del Ministero degli Esteri (a Mosca e New York) ha preferito scegliere il giornalismo, la sua vera passion. Il network che Letizia conduce, insieme a suo marito Ottorino Cappelli, e’ un esempio d’innovazione, anche nel linguaggio, d’un giornalismo che sappia parlare ai giovani e che racconti la piu’ bella Italia agli Americani, utilizzando ogni mezzo: dal giornale on line al magazine cartaceo, dalla Tv alla Radio, ai social network.
In questi giorni Letizia sta curando le riprese per una serie di puntate televisive, che saranno trasmesse da una Tv di New York, nelle quali Gabriella Carlucci accompagna gli spettatori tra le eccellenze dell’Italia nella Grande Mela. Con Letizia il presidente Di Pangrazio affronta il tema della promozione dell’Abruzzo negli Stati Uniti. Come buona parte delle regioni italiane l’Abruzzo e’ scarsamente presente sul mercato americano. Nel centro-meridione solo la Puglia riesce ad affermare sufficientemente il suo brand. Il problema risiede nella incapacita’ tutta italiana di fare sistema.
Ciascun soggetto ritiene di essere autosufficiente, a rischio dell’inconcludenza e dell’inefficacia d’ogni iniziativa. E pensare che il mercato americano guarda all’Italia con interesse e simpatia. Una conversazione davvero molto franca e utile, con Letizia, una persona che ama fortemente l’Abruzzo e l’Italia. Nel pomeriggio andiamo al Ground Zero Memorial. Una visita commovente nel luogo della tragedia dell’11 settembre 2001, che fece 2603 vittime nel crollo delle Torri Gemelle. Due singolari fontane di marmo scuro richiamano le piante dei due grattacieli, d’intorno sulle balaustre i nomi delle vittime. Belle le architetture della ricostruzione, con lo svettante One World Trade Center. La giornata si conclude a Little Italy. A Mulberry Street la visita al Museo Italo Americano, un presidio della memoria della nostra emigrazione negli States. Infine una buona cena al Ristorante Lunella, con il campano Mike, fratello della titolare, che ci racconta gli ultimi cinquant’anni e la sua amarezza per quanto e’ cambiato nel quartiere italiano, dove restano solo pochi esercizi in mani italiane.
Columbus Day, lunedi’ 9 ottobre. Ci avviamo verso St. Patrick per la Messa che apre il Columbus Day. E’ una giornata uggiosa. Piove. Non pare una giornata di festa. Ma come sempre c’e’ grande animazione, mentre la Cattedrale si va riempiendo. Il protocollo del Consolato riserva al Presidente del Consiglio Regionale d’Abruzzo un posto in prima fila, con il Console Generale ed altre Autorita’. A Gino Milano e a chi scrive la seconda fila. Piena come sempre la bella cattedrale dalle svettanti architetture gotiche. Presiede la celebrazione l’arcivescovo di New York, il Cardinale Timothy Dolan, concelebranti i vescovi dell’hinterland e dall’Italia mons. Antonio Stagliano’, vescovo di Noto, che conosco e ho incontrato piu’ volte, in Sicilia e all’Aquila. L’omelia del vescovo ausiliare di New York, Dominick Lagonegro, ripercorre la storia dell’emigrazione italiana in America. A conclusione gli inni nazionali italiano e americano. Infine il saluto del Card. Dolan al Grand Marshall, Leonardo Riggio, e al Console Generale d’Italia. Fuori la pioggia e’ diventata piu’ insistente, ma la macchina organizzativa della Parata non conosce pause. C’e’ un clima di protesta verso il Columbus Day, che dilaga in molte citta’ degli Stati Uniti. Molti Comuni hanno deciso di abolire la celebrazione in onore di Colombo e sostituirla con una Giornata per le Popolazioni native, mentre il grande navigatore genovese viene accusato come responsabile dello sterminio degli indigeni e della schiavitu’. Los Angeles, Seattle, Denver, Salt Lake City, Tulsa, Phoenix, Boston, Portland hanno deciso di cancellare il Columbus Day.
Numerosi sono stati i gesti di sfregio ai monumenti che ricordano Cristoforo Colombo. Si temeva anche per il monumento al Columbus Circle. Sul quale pende la richiesta di rimozione verso la quale il sindaco di New York, Bill de Blasio, in corsa per la rielezione, ha fatto un po’ il pesce in barile con un atteggiamento pilatesco, attirandosi le rimostranze della comunita’ italoamericana, anche con contestazioni nel corso della Parata. Netta, invece, la posizione del governatore Andrew Cuomo, pienamente a favore del Columbus Day e contro chi vuole abolire la ricorrenza. Fatto sta che va allargandosi la protesta, tanto che la comunita’ italoamericana di New York si va mobilitando. Occorre tuttavia che una consapevole, ferma e diffusa posizione a difesa del Columbus Day e dei monumenti al grande navigatore cresca in America. Ma anche dall’Italia occorrono segnali di difesa, altrimenti questa furia iconoclasta rischia di degenerare in antipatia e contestazione al ruolo e alla rilevanza della comunita’ italiana negli States.
Ma ecco avviarsi la testa della Parata. Certo mancano i colori delle belle giornate che illuminano New York, ma ci sono comunque le ali di pubblico lungo la Quinta ad applaudire. Specie quando la parata offre, tra bande, carri, gruppi festanti, la suggestion delle singolarita’ dell’Italia. Particolarmente, quest’anno, la magnifica e ampia rappresentanza della Quintana di Foligno, con i meravigliosi costumi dei figuranti, particolarmente raffinati nelle figure femminili. Come pure la Regione Lombardia, che ha deciso di rappresentarsi con una coreografia affidata alla figura di Giuseppe Verdi, interpretato dal regista e attore Massimiliano Finazzer Flory, ideatore dell’evento. Francesca Alderisi, volto televisivo molto amato dagli italiani nel mondo, per tanti anni conduttrice di programmi di servizio su Rai Italia, sfila con la Band Rudy Valentino e i Baleras. Vado a salutarla, una bella amicizia ci lega. La delegazione del Consiglio Regionale d’Abruzzo, guidata dal Presidente Giuseppe Di Pangrazio, sfila con gli abruzzesi di New York.
Verso il Red Carpet la pioggia ha fatto il vuoto di pubblico, laddove solitamente c’era gran pienone. La nostra Parata si conclude all’una e mezza. Un taxi che ci riporta sulla 7^ Avenue tra le congestioni del traffico e il disagio per gli abiti zuppi di pioggia. A sera il ricevimento presso il Consolato Generale. Ancora tanti incontri. Nella casa degli italiani, come l’ha definita il Console, una serata briosa, allietata dalla band Rudy Valentino e dai sapori della cucina abruzzese proposti da Rosanna Di Michele.
Martedi’ 10 ottobre. Alle 9 si va in visita alla fabbrica dei pianoforti Steinway & Sons, a Queens. Abbiamo una guida d’eccezione. Sante Auriti, un abruzzese cui la Steinway affida le operazioni piu’ delicate e particolari nella costruzione di pianoforti di particolare pregio e’ il nostro cicerone. Piu’ volte il suo lavoro gli ha guadagnato le pagine di grandi giornali. Sante ci accompagna nei vari reparti di lavorazione, spiegando per filo e per segno le varie fasi della costruzione d’un pianoforte, la cui gestazione e’ lunga nove mesi, per la preparazione e l’assemblaggio dei 12mila pezzi che compongono lo strumento.
Ci illustra le qualita’ dei legnami, per la preparazione delle varie parti del pianoforte e della “tavola del suono”, e la cura costruttiva di un buon pianoforte. Nei laboratori ne vediamo anche di antichi, sotto le cure di preziosi restauri. Il presidente Di Pangrazio e’ orgoglioso di questo figlio d’Abruzzo, diventato per la Steinway un “artigiano” di punta. E lo sottolinea facendogli dono d’una coppia di gemelli con stemma del Consiglio Regionale.
E’ l’ultimo d’una serie di gesti che hanno segnato questa missione a New York, che ha dato occasione di conoscere da vicino la comunita’ abruzzese, di apprezzarne il valore e di riconoscerne i meriti. L’Abruzzo fuori dall’Abruzzo, di cui andare davvero orgogliosi.